Recensione Di Carlo Franza |
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Esiste un linguaggio che nasce dal quotidiano e non appartiene al quotidiano, un linguaggio che prende forma
dal reale e si fa ideale, dalla quiete e diventa turbolenza, dal disordine e diventa armonia, un linguaggio capace
di collegare l'individuale all'universale. E' quanto leggo nella pittura recente di Roberto Dell'Acqua che attinge
proprio al quotidiano, al reale, a una serie di "ricordi mediterranei" che affiorano dall'immaginario a volta, a volte
da un acuto e lucido realismo grazie a una pennellata calda, densa, pregna di estrema tensione.
Pittura profondamente scenografica che vive di spazio interno ed esterno in un febbbrile gioco di colori,
in uno schema visivo che nasce da una necessitą interna di quella visione o di quella forma.
C'č una rivisitazione di quelle avanguardie "fauve" primo novecento che dentro la classicitą dei soggetti
riporta in ague la modernitą dei dipinti del Dell'Acqua, sorpresi in una luce vibrante e che fa del suo "ornatus difficilis"
un risultato di raffinato impegno formale. La bellezza che scaturisce da questi dipinti č quella di una musa sorpresa
in un risveglio chimerico, alla luce di quel famoso detto di Artur Rimbaud che in "una stagione all'inferno" scrisse:
"una sera feci sedere la Bellezza sulle mie ginocchia". Nelle tele c'č la proportio e la claritas, unitamente a tutto quel
supporto di perle trovate, vale a dire gli "objets trouvé" che sono stoffe arabescate, bottoni, carte da parati, e altro.
Talvolta affiora quasi un trompe l'oeil che cita l'accademia, la composizione di intelligente spazialitą, la favola ormai
divenuta mite eppur sempre carica di istintiva poesia, la magica e simbolica perfezione della geometria.
Vi affiora il mondo mediterraneo fatto di cieli e di acque, ma anche di luce e di una grande felicitą inventiva,
in cui si incrociano atmosfere occidentali e orientali, ritagliate in uno stupore infantile, in una evocazione singolare,
in una maliziosa eleganza di segni, di forme e di colori, in una lievitazione tutta interiore del reale che non trascura
la freschezza inesauribile del mondo. Roberto Dell'Acqua rispolvera con la sua pittura immagini di sorvegliata memoria,
ricordi estremi ed eleganti, precise armonie volumetriche e compositive, il frutto carnoso dell'arte, la maniera antica
della bottega artigiana. L'arte novella ritrova con lui un esercizio vitale di passione, come accartocciato in un gioco
di istinti, di trionfi di grazia nei quali la simmetria emerge citata di respiro e di riflessione, e di metafora forte del mondo
e delle cose. Questi ricordi sono un documento unico di emozioni e colore, di pittura della realtą osservata come
documentaria e dove il colore diventa la parola della poesia.
Carlo Franza Milano, 14 Febbraio 2001 |